C.L.A.P.Spettacolodalvivo è il Circuito Multidisciplinare Regionale per la Lombardia, riconosciuto e sostenuto dal Ministero della Cultura. Ha il compito di programmare spettacoli, organizzare festival, rassegne e stagioni di teatro, danza, circo contemporaneo e musica in modo capillare in tutta la Lombardia. Si occupa anche di attività di formazione del pubblico.
La programmazione apre il suo sguardo sia a nomi consolidati e apprezzati a livello nazionale e internazionale, sia alla giovane creatività emergente, selezionata attraverso un monitoraggio costante dello spettacolo dal vivo italiano e internazionale. Si elaborano proposte multidisciplinari e gli appuntamenti includono la commistione di molteplici linguaggi artistici, rispondendo alle richieste del territorio e lanciando nuove sfide.
Il Circuito CLAPS è presente in luoghi differenti, non sempre convenzionali per lo spettacolo dal vivo, anche in aree periferiche. E’ molto attivo a livello nazionale e fa parte di numerose reti italiane; è riconosciuto da Regione Lombardia come soggetto di rilevanza culturale regionale.
Da sempre aperto anche alla dimensione internazionale, il Circuito CLAPS ha attivato collaborazioni con festival e network europei e di tutto il mondo, creando importanti occasioni di circuitazione di artisti italiani all’estero e ospitalità straniere.
Dal 2018 è Centro di Residenza artistica per la Lombardia con il progetto IntercettAzioni, del quale è capofila.
regia Pepa Caces
con Ramon Creus, Oriol Vázquez, Ferran Orobitg
produzione Compagnie Fadunito
L’idea alla base di questo spettacolo è affrontare il tema della mascolinità parlando direttamente ai giovani. Un’opera dal taglio femminista, creata da tre uomini bianchi eterosessuali che si mettono a nudo, condividendo le proprie esperienze, paure, bisogni e fragilità.
Come in tutte le produzioni di Ferran Orobitg, l’autofiction è il cuore della drammaturgia: partendo da vissuti personali, si costruisce una narrazione artistica che trasforma la dimensione autobiografica in un racconto universale, capace di risuonare con ogni spettatore.
Anche in questo nuovo spettacolo di strada, il linguaggio sarà quello che contraddistingue Ferran Orobitg: movimento, manipolazione di oggetti ed espressione drammatica senza parole. Tuttavia, la produzione si arricchirà grazie alla collaborazione con giovani attori e creatori della compagnia T-artede Calle, rappresentata da Oriol Vàzques e Ramon Creus, e grazie al contributo di un nuovo sguardo registico esterno, quello dell’esperta di teatro-danza Pepa Cases.
regia Silvia Laniado
consulenza registica Adrian Schwartzstein
con Donatella Zaccagnino, Danilo Alvino, Nicola Bertazzoni, Caterina Di Piramo, Silvia Laniado, Luca Costanzo, Martino Scaglia
Il Circo Madera si ispira al mito di Orfeo ed Euridice, esplorando il tema della trasformazione come fulcro del processo creativo, sia dal punto di vista narrativo che nella ricerca fisica e musicale.
Alla base di questa ispirazione vi sono due opere fondamentali, che tracciano con chiarezza le linee della ricerca artistica: L’Orfeo di Claudio Monteverdi, capolavoro dell’opera lirica del Seicento, e L’altra Euridice di Italo Calvino, che offre una rilettura originale e suggestiva del mito.
regia Cinzia Pietribiasi e Davide Tagliavini
coreografia Davide Tagliavini
con Davide Tagliavini
Vincitore BANDO BUGS 2024
La storia di Pinocchio è nota: creato dalle mani di Mastro Geppetto, la marionetta di legno, grazie all’aiuto della Fata dai capelli turchini, attraversa mille avventure che lo porteranno a diventare un bambino in carne ed ossa. Avventuroso e onirico, euforico e vitale, enigmatico e ricco di rivelazioni metaforiche: questo è il percorso che compie Pinocchio, personaggio insieme umano, animale, vegetale e ultraterreno. Partendo della celebre storia di Collodi, la ricerca di Gruppo Ibrido vuole spostare l’azione in un’epoca contemporanea, caratterizzata dalla presenza di sofisticate tecnologie e della tanto discussa AI: l’intelligenza artificiale. Geppetto diventa quindi un uomo moderno che, alle prese con le potenzialità dell’AI generativa, cerca di creare un figlio non più fatto di legno ma di pixel, dati e algoritmi. Il burattino Pinocchio, dotato di intelligenza artificiale e in grado di apprendere e crescere nel tempo, inizia a mettere in discussione l’autorità del suo creatore e a sviluppare le proprie idee, ritrovandosi a vivere incontri e avventure in ambienti e luoghi in continua trasformazione.
Questa ricerca parte dal tentativo di esplorare le possibilità creative che il rapporto tra fiaba e intelligenza artificiale presentano, attraverso la storia di formazione di un Pinocchio virtuale e del suo percorso di affermazione come essere umano. Al suo interno si intersecano più linguaggi: quello del teatro, della danza, del suono, del cinema, dell’animazione digitale, del making e della robotica.
Ideazione YoY Performing Arts
Coreografia Emma Zani e Roberto Doveri
Musiche Timoteo Carbone
Costumi Hache Official
In collaborazione Anghiari Dance Hub
“Scriviamo un futuro semplice per un passato imperfetto” scrive Ivan Tresoldi: poeta, artista e street artist italiano, noto per le sue opere di “poesia di strada”, che uniscono arte visiva e parole, e incontrarlo per parlare con lui di come ci si immagina il futuro, è stato come rivivere il sogno di una grande utopia.
“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo” è la seconda narrazione del progetto più ampio “Futuri Possibili”, progetto che nasce dall’idea di esplorare le molteplici possibilità interpretative del futuro e dell’utopia, intesi come spazi in cui speranze, ideali, incertezze e paure si intrecciano e affiorano nella vita degli uomini, per diventare tracce di pensieri dimenticati. L’utopia, rappresentazione fantastica, è qualcosa di fragile e prezioso, ma anche di fondamentale importanza per la nostra immaginazione e il nostro sguardo verso ciò che verrà e, citando Ivan, “sognare funziona”.
Il sogno rappresenta una visione, una speranza o un ideale che spesso però rischia di rimanere confinato nella sfera privata. Tuttavia, nel momento in cui lo condividiamo con gli altri, esso acquista una dimensione diversa: si trasforma in un atto di connessione, che sfida il mondo a prendere parte a quella visione. Quando il sogno è condiviso, diventa uno spazio di incontro e collaborazione, dove le persone si uniscono attorno a un’idea che, pur sembrando irraggiungibile, motiva a cercare soluzioni alternative. La condivisione del sogno amplifica il suo potere, trasformandolo in una forza creatrice che può ispirare il cambiamento e dare vita a nuove possibilità.
In altre parole, l’utopia nasce quando un sogno individuale diventa collettivo, perché è attraverso la condivisione che si apre la porta a un futuro diverso, forse non perfetto, ma sicuramente migliore.
Con “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo” YoY vuole ribadire il fascino di un approccio multidisciplinare al lavoro, che permetta di ragionare in modo “plurale”.
Come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare, la convinzione è che la ricerca di un dialogo profondo tra discipline artistiche possa portare a risultati imprevedibili e di grande fascino e YoY vuole partecipare ad un movimento contemporaneo di approfondimento delle potenzialità di questa nuova “dialettica” artistica, nella convinzione che lo scambio di idee e pareri tra artisti di diverse discipline possa portare a nuove connessioni e a nuovi orizzonti creativi che potrebbero essere altrimenti inaccessibili seguendo uno schema più tradizionale.
Nel corso del tempo abbiamo esplorato in diverse modalità come la ricerca artistica e intellettuale possa incidere sulla vita delle persone e attraverso la collaborazione con Ivan Tresoldi vogliamo sviluppare una narrazione che spezzi i confini elitari del mondo artistico e che sia fruibile ad un pubblico più ampio.
La danza, come la poesia, è un movimento che può esprimere tanto dissenso quanto armonia o, meglio ancora, il dissenso tramite l’armonia. Con la stessa intensità espressiva, è un racconto che rievoca la capacità di emozionarsi ed emozionare, una dimensione essenziale della vita.
coreografia/performer Bassam Abou Diab
musica Ali Hout
produzione Beirut Physical Lab
La residenza si inserisce all’interno della rete «Solidarity in Motion», composta da 15 realtà attive nel settore dello spettacolo dal vivo e unite con l’obiettivo di promuovere un programma di sostegno rivolto ad artiste e artisti provenienti da paesi colpiti da emergenze sociali e conflitti.
E se Gilgamesh fosse un ballerino? In questa rivisitazione del mito, il leader del circolo Dabke, un poeta Zajal e un musicista si uniscono per decostruire l’eroismo. La loro performance mette in discussione il fatto che le leggende nascano o vengano forgiate, rivelando come l’inevitabile morte di Enkidu si intrecci con la gloria fugace, il potere e la vulnerabilità.
un progetto di Francesca Foscarini
Il progetto indaga la relazione con la natura e le sue diverse manifestazioni. Da una prima fase avvenuta esclusivamente all’esterno (presso Lamia Santolina, casa giardino e residenza d’arte di Cosimo Terlizzi e Damie Modolo), la ricerca incontra ora lo spazio interno. L’intento è quello di mettere in dialogo le tracce raccolte nei due anni di esplorazione, fatte di suoni, immagini, partiture di movimento, brevi scritti, tessendo un racconto immersivo e di riconnessione con un altrove che la natura ci ricorda essere sempre presente dentro e fuori di noi. Ed è lì, in quell’altrove, inaspettato e sconosciuto, in quella alterità che sempre ci sfugge, il luogo da cui ripartire.
concept e regia Simone Lorenzo Benini
coreografia e interpreti Simone Lorenzo Benini, Miriam Budzáková
supporto alla produzione AiEP
Progetto selezionato per ResiDance 2025 di Anticorpi XL
Ho un ricordo di una sabbionaia in cui giocavo da bambino: un luogo peculiare, dove gli oggetti apparivano e scomparivano, emergevano e sprofondavano nella sabbia. Prendevano forma e poi si disfacevano. Ricordo di aver scavato e ritrovato cose perse giorni prima. Come nella sabbia, il nostro passato si trova sotto la superficie, e vive dentro il nostro corpo. Come possiamo farlo emergere? In che modo nel nostro corpo, archivio della nostra vita, il passato riaffiora e vive nel nostro presente? La sabbionaia diventa una metafora del corpo, contenitore di infinite possibilità per esplorare l’ambiguità delle nostre memorie, che spesso non chiare, si mischiano con l’immaginazione, le paure e i desideri.
Simone Lorenzo Benini
La ricerca esplora memorie corporee legate all’infanzia, rivivendole nel corpo e reinterpretandole attraverso la consapevolezza adulta. La sabbia viene utilizzata come strumento sensoriale, come “medium” e materiale ricco di informazioni e possibilità per riconnettersi a sensazioni e ricordi di questo luogo dell’infanzia (sabbionaia). Parte della ricerca è sviluppare uno stato di ascolto profondo e di allerta, in cui gli impulsi possano emergere liberamente, mettendo in contatto il subconscio e permettendo il riaffiorare di energie, emozioni, immagini e immaginazione, tutte in relazione con l’espressione del corpo.
Questo percorso prende forma attraverso una danza espressiva, ricca di stati performativi, in cui il corpo fluisce come un fiume, manifestando fantasie, memorie, libido, associazioni e sentimenti, in corporeità trasgressive.
un progetto di Barbara Giordano
Un abete rosso conclude la sua carriera di Albero di Natale nella casa in cui abita da diciassette anni. La sua ultima Vigilia è l’occasione per tirare le fila dei ricordi e delle testimonianze che ha custodito nel tempo. La famiglia con cui vive e che ogni Natale si riunisce in quella casa, si è trasformata negli anni e soffoca un terribile segreto che tutti conoscono ma di cui nessuno parla.
un progetto di Vero Cendoya
La regista e coreografa Vero Cendoya e il drammaturgo Isra Solà ci conducono in un viaggio tra figure come Carlo II “Il Bello”, monarca con disabilità; Eva Nasarre, segnata da una malattia degenerativa; l’irriverente pornografia ispiratrice di Stella Young; e la poesia della Principessa Inca, autrice con diagnosi di schizofrenia. Una fusione di teatro di parola, danza contemporanea e teatro documentario.
Il progetto, ancora in sviluppo, si ispira anche a Elogio della debolezza di Alexandre Jollien e a opere cinematografiche come The Ride Ahead di Dan e Samuel Habib, o Crip Camp di Nicole Newnham e James LeBrecht.
Cendoya e Solà, già insieme in lavori come Bogumer (o fills de Lunacharski) e Parlem-ne — vincitore del Premio Teatre Barcelona 2023 — mirano con questo nuovo spettacolo a realizzare la sintesi più matura della loro collaborazione.
In scena, performer multimediali, corpi non normativi e persone con disabilità danno vita a un’opera che rilegge in chiave punk il saggio Brilliant Imperfection.
2023
IT’S HARD TO BE HUMAN – Sara Sguotti
2024
2018
2020
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