Un’attrice e un musicista si affacciano sul materiale poetico della poetessa Antonia Pozzi e sui diari, le lettere, le fotografie e gli oggetti della sua vita: non vi è nulla in scena che non sia appartenuto a lei. Ne nasce un percorso teatrale di assunzione ed attraversamento cronologico di una straordinaria vicenda umana e poetica, che viene messa a confronto con la propria epoca. Se per Antonia Pozzi poesia e fotografia costituivano le due facce di una stessa ricerca e verità, l’interazione scenica tra la parola poetica e le immagini proiettate cerca di restituire le tappe di un diario dell’anima. L’infinita speranza di un ritorno costituisce il cuore di un percorso triennale di avvicinamento iniziato all’interno del Festival Esperidi (Lecco) nel giugno 2010 con il recital Per troppa vita che ho nel sangue; ed è proseguito con una residenza della Compagnia presso la casa di Antonia Pozzi a Pasturo che ha condotto alla realizzazione nel giugno 2011
di Radici profonde nel grembo di un monte, fortunato evento itinerante nel giardino della casa, grazie alla
collaborazione con il Comune di Pasturo e Scarlattine Teatro. Con questo progetto, l’itinerario di Elisabetta Vergani e Farneto Teatro teso a dare voce alla poesia femminile (Dickinson, Cvetaeva, Woolf, Jesenska, Mansfield) ed alle eroine dei miti antichi (Cassandra, Medea, Antigone, Elena, Elettra) torna – dopo un lungo periodo di attività teatrale in Umbria – alle proprie origini lombarde, nella speranza di contribuire a rendere voce ad una grande poetessa milanese.

con Elisabetta Vergani
al pianoforte Filippo Fanò
musiche Filippo Fanò
luci Paolo Latini
immagini e oggetti scenici reali appartenuti ad Antonia Pozzi
drammaturgia Elisabetta Vergani regia Maurizio Schmidt produzione Farneto Teatro

​